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al testo di alessandro venuto
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Mille e altre mille volte ancora
Il cielo solcherò Fino al sole armato solo d’ali di cera perché Musa in me ispira d’Icaro gli infiniti voli. Come Dedalo ho costruito il mio labirinto Di vita complessa e articolata, potente illusione!, Finchè io stesso dentro non mi son perso E il desiderio ardito è sorto di fuggire. Ma non si può, dicono. L’uomo, che moderno si dice, non può più scappare né lottare e come un pesce nella rete finisce di annegare. No, non così, non io. Troppo ampio il cielo, troppa terra attende che io vi possa camminare, poca vita resta, un attimo ed è andata, per vivere volere potere e viaggiare. Non son venuto al mondo Per farmi incasellare, faccio da me, sindrome del cane sciolto mi voglio diagnosticare e non c’è cura a questo male se non andare, andare con Bellezza come vento alle mie vele e nuove strade sotto i piedi, altri cieli e sogni per una testa da riempire. E infiniti libri dove altri come me Io possa ritrovare e me stesso anche Dopo un altro viaggio vicino al sole. Mihi, Musis et Parvulae Familiae, a nessun altro è concesso di venire. Sussurra ancora in me la Musa occhi d'Oriente e labbra di rosa parole che non possono parlare, Arte saranno e grato sono a questo amore; di Lei infiammato Icaro è pronto di nuovo per volare. |
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