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Mihi, Musis et Parvulae Familiae

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Mille e altre mille volte ancora
Il cielo solcherò
Fino al sole
armato solo d’ali di cera
perché Musa in me ispira
d’Icaro gli infiniti voli.
Come Dedalo ho costruito il mio labirinto
Di vita complessa e articolata,
potente illusione!,
Finchè io stesso dentro non mi son perso
E il desiderio ardito è sorto di fuggire.
Ma non si può, dicono.
L’uomo,
che moderno si dice,
non può più scappare né lottare
e come un pesce nella rete
finisce di annegare.
No, non così,
non io.
Troppo ampio il cielo,
troppa terra attende che io vi possa camminare,
poca vita resta, un attimo ed è andata,
per vivere volere
potere e viaggiare.
Non son venuto al mondo
Per farmi incasellare,
faccio da me,
sindrome del cane sciolto
mi voglio diagnosticare e non c’è cura
a questo male
se non andare, andare con Bellezza come vento
alle mie vele
e nuove strade sotto i piedi,
altri cieli e sogni per una testa da riempire.
E infiniti libri
dove altri come me
Io possa ritrovare
e me stesso anche
Dopo un altro viaggio vicino al sole.
Mihi, Musis et Parvulae Familiae,
a nessun altro è concesso di venire.
Sussurra ancora
in me la Musa
occhi d'Oriente e labbra di rosa
parole che non possono parlare,
Arte saranno
e grato sono
a questo amore;
di Lei infiammato
Icaro è pronto
di nuovo per volare.

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